Opere by Agnolo Firenzuola
autore:Agnolo Firenzuola [Firenzuola, Agnolo]
La lingua: ita
Format: epub, azw3
editore: UTET
pubblicato: 2012-12-31T23:00:00+00:00
Frontespizio dell’editio princeps della Trinuzia
(Firenze, Bernardo Giunti, 1549).
UGUCCIONE. E che riparo può esser qui. se la l’ha promessa a Giovanni?
DORMI. Mancheranno e ripari? Starsi senza moglie, o tòme un’altra.
UGUCCIONE. Le son delle tue; troppo sarebbe duro lo star senza l’Angelica.
DORMI. Pur ve lo sentite! Duro è a star senza moglie, credoP io; voi avete mille ragioni, ma anche a questo è rimedio.
UGUCCIONE. Troppo mi par grave, solamente al pensarvi, e troppo mi cuoce34. Povero sventurato, se così è. Tu non rispondi. Dormi? I’ veggo ben io che tu non mei credi,
DORMI. Perché volete voi così ch’ i’ vi creda? Siete voi il quinto evangelista? Ma lasciamo andar le burle, patrone: non vi diffidate de’ casi miei, e tenete per fermo che come io mi sarò chiarito dei tutto, io ci pigliarò tutti quelli opportuni rimedii, che io pensarò che faccian a proposito. E voglio andare via adesso, che non è da mettere tempo in mezo. Aspettatemi su la piaza di Santo Stefano35, che io vi verrò a ragguagliare del tutto.
UGUCCIONE. Dormi mio, di grazia, fa che io ti sia raccomandato; non perder tempo.
DORMI. Non mancherò di niente, vi dico, andate alle faccende vostre. — Egli è già presso a uno anno, che questo mio patrone non mi ha mai lasciato aver un’ora di bene; sempre «Intendi, ripara, torna, vieni, aspetta, e va». Io per me non conosco il maggiore inferno per un servitore, che stare con un patrone innamorato; e or ch’ i’ pensava questi dì riposarmi, e’ si trae per dado36. Io ne feci gran festa quando Giovanni arrivò in questa terra, per esser amico del patrone; e n’è successo il contrario, che per essersi ancor egli innamorato di questa Angelica la bella, le fatiche son raddoppiate. Orsù, pazienza, a’ ripari, quanto ben ci è, ch’ i’ son figura che caccio per natura, e non mi par fatica niente, e per dirne il vero, io sano in casa mia, quando i’ sono in simil travagli, e sarei morco, se fusse altrimenti, e che l’ozio mi si mangiasse. Egli è forza che io vadia aguzare i miei ferruzzi. Andrò, dimanderò, penserò, guasterò, riparerò, dirò male, qualcosa farò io; e ben che io abbia a far con una golpe, anche delle golpi si piglia; e io, se ben ho nome il Dormi, i’ non dormo al fuoco. Stia ancor egli in sulle sue, ch’ i’ sto in sulle mie.
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